In seguito al dibattito avvenuto all’evento “Verso Gli Stati Generali della Mobilità Nuova 2017“, vi proponiamo un approfondimento da parte di uno dei relatori intervenuti. Crediamo sia utile dare seguito alle analisi sui temi a noi cari, così da poterle condividere anche con chi non è potuto essere presente a Pesaro.
Buona lettura!
La mobilità sostenibile è un concetto moderno e consapevole, nato dalla presa di coscienza di errori fatti nel passato: cattive abitudini e scelte fatte troppo frettolosamente, spesso hanno condotto ad un grado di qualità della vita in cui elementi come l’ambiente, la salute, il consumo di territorio e la sicurezza nelle nostre città sono stati poco considerati se non ignorati. Un tale concetto importante e profondo deve, di conseguenza, fondarsi su “qualcosa di concreto” per poter passare dallo stato di idea a quello di azione realizzata .
Quel “qualcosa di concreto” sono le infrastrutture dedicate alla mobilità sostenibile. Infrastrutture come le piste ciclabili o le colonnine di ricarica per auto elettriche sono le preferite dalle persone affezionate alla modalità di spostamento individuale, mentre gli spiriti più sensibili agli spostamenti di massa si rivolgono a soluzioni versate più al trasporto pubblico.
Il trasporto pubblico, specialmente quello su ferro o comunque a guida vincolata o su infrastruttura propria, è di fatto la massima espressione di mobilità sostenibile per flussi consistenti di persone.
Chiaramente se si interviene sul flusso più importante si riducono la maggior parte delle esternalità negative del trasporto.
Se è vero che la bicicletta o l’auto elettrica riducono le emissioni, è anche vero che la prima non risolve i problemi delle distanze, delle avversità meteo e della fruizione all’uso a tutte fasce di popolazione (anziani, disabili sarebbero esclusi), mentre la seconda non risolve i problemi di parcheggio e di congestione urbana (oltre che di incidentalità). D’altronde il trasporto pubblico su gomma, anche elettrico, può rimanere vittima della congestione stradale (se non addirittura incrementarla) e propone tempi a volte scoraggianti se non assistito da una viabilità prioritaria o dedicata e da tecnologie che facilitino l’utente nelle scelte e nella gestione dei tempi di attesa.
Al contrario un trasporto pubblico su sede propria, meglio se elettrico e meglio ancora se su ferro, si offre come soluzione allo spostamento dei flussi più importanti di persone con il vantaggio di un miglior tempo di percorrenza. Se è vero, ad esempio, che l’Italia, come recentemente evidenziato da diversi studi, è in coda alle classifiche per metropolitane e tramvie in rapporto alla popolazione, è
altresì vero che laddove tali reti esistono esse costituiscono colonne portanti super utilizzate, in mancanza delle quali le comunità vanno in crisi dopo poche ore.
Sempre in ambito di sostenibilità è opportuno rimarcare come tali reti non debbano avere impatti insopportabili sul territorio o sull’urbanistica, onde non vanificare il concetto di sostenibilità al quale vorrebbero andare incontro. Quale cosa migliore , allora, del riscoprire reti esistenti poco utilizzate od in disuso e potenziarle cercando di renderle nuovamente utili e moderne?
L’Associazione Ferrovia Valle Metauro, – che dal 2000 lavora con passione per il ripristino della linea ferroviaria Fano – Urbino che insiste su un territorio densamente popolato e termina nel capoluogo Montefeltresco patrimonio Unesco e importante sede universitaria -, immediatamente si trova in completa sintonia con i concetti della mobilità sostenibile, consapevolmente li fa propri evidenziandoli
ad ogni occasione. La linea ferroviaria che FVM sostiene infatti, è proprio uno di quegli esempi di infrastruttura di trasporto pubblico di massa. Abbandonata ma ancora in buone condizioni!
Il suo ripristino offrirebbe la notevole occasione di spostare numeri importanti di utenti dalla strada al ferro. Tale necessità oggi comincia ad essere sentita dai residenti della valle grazie anche alla consapevolezza dell’ assenza di una alternativa veramente competitiva con l’auto.
Prima di presentarvi le idee elaborate è bene chiarire il punto cruciale dei fatti di attualità su tale tracciato: in questo territorio più che altrove si sono fronteggiate due idee di mobilità sostenibile: quella che voleva ripristinare il treno e quella che voleva trasformare la linea in una pista ciclabile.
Il problema di fondo è uno solo: il treno può passare solo su un tracciato ferroviario, mentre una pista ciclabile può passare su altri percorsi con aumento di valore intrinseco ed attrattività generale. Perché quindi escludere la più potente espressione di mobilità sostenibile per rimpiazzarla con quella più leggera?
Forse perché, localmente, i sostenitori della ciclabile per Urbino sono più attaccati all’ormai ambito obiettivo di fare la ciclabile SULLA FERROVIA (anche sostenuti da forti spinte politiche locali) piuttosto che fare una ciclabile PER URBINO ED IL TERRITORIO. Basti pensare che, a tutt’oggi, nessuno studio completo sulla ciclabile è stato pubblicato mentre FVM, oltre al progetto preliminare ferroviario, ha redatto anche un progetto di percorso ciclabile su tracciato alternativo di notevole valore paesaggistico.
Tornando alle idee progettuali sul tema in questione, nella figura a corredo di questo testo vi è una piramide che potremmo definire la “piramide delle idee” di FVM (immagine in fondo).
La larghezza della piramide, scendendo dalla vetta alla base, è direttamente proporzionale ai costi dell’intervento ipotizzato ed al beneficio che l’intervento porterebbe in termini di utenti potenzialmente interessati e a difesa dell’ambiente. Tutte le soluzioni consentono di realizzare quelle a livello superiore e non escludono un’eventuale modifica in direzione di quelle sottostanti. I principi sono quindi di reversibilità, gradualità e compatibilità con la Legge delle Ferrovie Turistiche e con la normativa ferroviaria. Principi questi, tutti
INCOMPATIBILI i con la soluzione ciclabile o peggio con altre proposte ibride che sono propugnate da alcuni uffici del potere.
La soluzione 1 riguarda un aspetto previsto dalla Legge delle Ferrovie Turistiche e cioè l’utilizzo su tutto o parte del tracciato di ferro-cicli che consentano un recupero ludico del bene senza snaturarne le caratteristiche tecniche. L’intervento è contenuto a risorse nell’ordine di 500.000 €.
La soluzione 2 prevede il rifacimento dell’infrastruttura, risparmiando su impianti e tecnologie, per utilizzare la tratta al solo fine turistico con treni storici. L’intervento che impegna una risorsa di circa 35 milioni di euro è importante ed apparentemente sovradimensionato per la funzione svolta. Tale intervento andrebbe però ad abbassare l’impegno economico delle fasi successive (linea di Trasporto
Pubblico Locale) e quindi può essere visto come un investimento utile nell’ottica di gradualità del ripristino.
La soluzione 3 è la prima soluzione di TPL moderna attuabile. Essa prevede una riduzione dei tempi di percorrenza, il rifacimento delle stazioni, la riduzione dei PL da 55 a 21 ed aumenti di velocità. Insomma: un servizio attraente ed al passo con i tempi. Ha come unico “difetto” la non elettrificazione.
In tal caso i benefici sociali sarebbero totali mentre quelli ambientali sarebbero dati dalla riduzione delle emissioni per passeggero rispetto all’uso di mezzi privati. La soluzione 3- costo circa 87 milioni di euro da cui scorporare 35 milioni di euro spesi per la soluzione 2- è al centro del progetto elaborato da FVM con le società di ingegneria Pegaso e Sistema Ingegneria nel 2015.
La soluzione 4, teorizzata ma ancora non tramutata in progetto, prevede un servizio elettrificato – costo aggiuntivo 20/25 milioni di euro- con velocità elevate e mezzi moderni uniti a capillarità del servizio. L’elettrificazione ed il notevole aumento della capacità di trasporto trasformerebbero la linea in un spina dorsale della valle che verrebbe collegata alla dorsale adriatica.
Ad oggi, grazie alla Legge delle Ferrovie Turistiche, FVM sta spingendo per attuare quanto meno la soluzione 1 con buone prospettive per la 2. Sarebbe il ferro ciclo al momento la soluzione più economica in campo, con costo dell’ordine di 1/10 della stessa ciclabile (spacciata per economica).
La lotta è però molto dura perché molti enti e politici sono fortemente contrari , propongono dubbie soluzioni ibride (ciclabile e treno contemporaneamente sul medesimo percorso -!!!) o compiono gesti sconsiderati, come nel comune di Fano in cui si sta realizzando (in modo legale?) una strada che interseca il binario ad un metro sopra le rotaie senza tenere conto dell’esistenza della ferrovia.
Insomma, all’avvicinarsi dell’obiettivo aumentano anche le avversità. Forse la recente approvazione della Legge delle Ferrovie Turistiche potrà porre un freno al proliferare di idee e fatti che si pongono decisamente al limite della sostenibilità (anche mentale).
Associazione FVM